martedì 18 marzo 2008

7 FATTI LAICI

Carissimi, sottoscrivo in pieno e riporto per conoscenza sul mio blog.

Saluti.


Su iniziativa di Enzo Marzo e Maria Gigliola Toniollo presentiamo questa proposta alla pubblica opinione e alle forze politiche, e chiediamo sia sottoscritta da singoli e associazioni.
7 Fatti Laici
A parole tutti o quasi oggi si dicono laici, ma non c’è laicità senza la più rigorosa neutralità delle istituzioni su convinzioni morali, religiose e filosofiche, senza la garanzia di pari dignità sociale delle persone e senza la separazione fra istituzioni pubbliche e confessioni religiose: non c’è laicità, quando si esige o si accetta di trasformare in obbligo giuridico i dettami morali di una chiesa o si assiste senza reazione all’occupazione delle istituzioni da parte delle gerarchie vaticane. Laicità è riconoscimento alle persone del diritto di scegliere liberamente riguardo la propria vita e il proprio corpo, ed è possibilità di attuare le proprie scelte. Laicità è anche reale coinvolgimento nelle decisioni pubbliche sulle scelte private.
Riteniamo, in questa sede, che per comprenderci meglio e riconoscerci come laici vi sia la necessità di stabilire un minimo comune denominatore con la definizione di alcuni obiettivi concreti:
1) ABOLIZIONE DEL CONCORDATO e di ogni forma di privilegio diretto e indiretto a favore della Chiesa cattolica nella legislazione e nelle politiche pubbliche. E’ necessario e urgente rimettere in discussione l’intero meccanismo di finanziamento pubblico: l’attuale normativa sull’8 per mille, l’esenzione del pagamento dell’Ici per le attività commerciali della Chiesa cattolica. Censimento di tutti i finanziamenti arbitrari di Stato, di Regioni e di Enti locali alla Chiesa Cattolica. Necessità di una scuola pubblica laica, a partire dalla scuola dell’infanzia. Abolizione dell’incostituzionale finanziamento pubblico delle scuole confessionali e l’abrogazione della legge che immette automaticamente in ruolo – anche in materie umanistiche e senza concorso – gli ex professori di religione scelti dalle Curie.
2) PIENO RICONOSCIMENTO DELL’AUTODETERMINAZIONE NELLA MATERNITA’. Le istituzioni devono promuovere campagne di informazione sessuale, anche nelle scuole, per la conoscenza dei mezzi di prevenzione; devono agevolare l’acquisto degli anticoncezionali, abolire l’obbligo di ricetta per l’acquisto della pillola del giorno dopo (contraccezione di emergenza) e soprattutto assicurare che l’effettiva operatività della legge 194 sia sempre garantita con personale non obiettore presente in tutte le strutture esistenti, consentendo anche l’uso della pillola abortiva Ru 486. E’ necessaria una nuova legge in materia di fecondazione assistita o una profonda revisione della legge 40, che parta dall’abolizione delle limitazioni già riconosciute illegittime dall’Autorità giudiziaria e che disponga nuove linee-guida.
3) DIFESA DELLA LIBERTÀ DI SCIENZA, che non può essere limitata, né condizionata, da convinzioni confessionali o ideologiche.
4) RICONOSCIMENTO DELLE DIRETTIVE ANTICIPATE DI FINE VITA, (testamento biologico) con la stessa ampiezza decisionale di chi ha piena capacità.
5) REALIZZAZIONE DELL’ASSOLUTA UGUAGLIANZA GIURIDICA, della parità di diritti e della pari dignità sociale per tutti, senza differenza di orientamento sessuale e di identità di genere in materia di diritto di famiglia, nel riconoscimento da parte dello Stato di una pluralità di modelli famigliari e nella garanzia dei diritti materiali e morali dei minori e dei terzi.
6) RIDISCUSSIONE DELLA NATURA, DEI COMPITI E DELLA COMPOSIZIONE DEL COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA, che deve informare e coinvolgere il pubblico sulle proprie tematiche. Esso deve inoltre diventare organo di alta funzionalità interna e di riconosciuto valore internazionale e quindi deve essere un organismo autorevole per professionalità e competenza, equilibrato tra le varie concezioni politiche, religiose e filosofiche.
7) RIFIUTO DELL’ASSERVIMENTO DEI MEDIA, soprattutto di quelli pubblici, che si fanno strumento improprio di propaganda religiosa.
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SOLIDARIETA' ALLA SERBIA

Carissimi,

vi riporto per conoscenza la mail di solidarietà inviata all'Ambasciata di Serbia in Italia dopo la sconsiderata azione del nostro governo di riconoscere l'indipendenza unilaterale del Kosovo. Precisando che non sono contro l'indipendenza di quel paese, ma sono fermamente contrario alle azioni unilaterali non stabilite su tavoli di trattative diplomatiche. Così facendo si alimentano i conflitti, non la fratellanza tra i popoli. Potevamo essere più intelligenti e meno servi...purtroppo, come diceva Ezra Pound, "se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o valgono poco le idee o vale poco lui"..scegliete voi la risposta.

Da: ............... [mailto:
Inviato: giovedì 21 febbraio 2008 11.57
A: 'info@ambroma.com'
Oggetto: solidarietà
Riservatezza: Personale

Gentile Ambasciatrice,
mi chiamo ................e sono un cittadino italiano. Vivo a Pescara, sulle sponde del Mare Adriatico e di professione sono biologo e insegnante. Le scrivo per esprimere la mia solidarietà a lei, al popolo e alla nazione serba per questa ingiusta presa di posizione del governo italiano nel voler riconoscere il Kosovo dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza. L'autodeterminazione di un popolo (kosovaro), per quanto possa essere legittima in linea di principio, non deve gravare sulle spalle di un altro popolo (serbo). Non è così che funziona la democrazia, non è così che funzionano le relazioni internazionali diplomatiche. Voglio credere che il nostro governo sia stato "costretto" a farlo non sulla base dei principi di democrazia che dovrebbero regolarci, ma soltanto su pressione di altri Stati. Non è così che si avvia un processo democratico, civile e pacifico di indipendenza, anzi mi sembra una provocazione bella e buona. Sono convinto che le ragioni e gli accordi debbano essere discussi tra le parti in causa, democraticamente e civilmente, senza dover ricorrere a interventi internazionali, a meno che non vi sia la chiara volontà delle parti di coinvolgere degli arbitri "imparziali" a maggiore garanzia delle ragioni di tutti.
Non è invece questo il caso, e mi dispiace molto.
Spero che la sua nazione non raccolga la provocazione ma decida di affrontare sul piano esclusivamente diplomatico questa ingiustizia.
E' per questo che le scrivo, come uomo e cittadino italiano ed europeo, perchè lei possa portare a Belgrado, al parlamento, al governo e ai cittadini serbi la stima e l'affetto miei e di molti italiani che vedono nella Serbia una nazione sorella e sovrana.
Mi permetto anche di esprimere un'opinione su questi avvenimenti politici: a mio avviso si tratta chiaramente di una manovra di destabilizzazione di tutta l'area balcanica e dell'Unione Europea da parte di potenze straniere che temono l'Europa (Balcani compresi) come avversario economico e politico. Il nostro governo, come molti altri, è caduto nell'inganno. Spero che il suo governo non faccia altrettanto e dia all'Unione Eropea una lezione di diplomazia. Ce lo meritiamo.
Sto scrivendo anche a molti giornali anche se già so che non sarò ascoltato: in fondo, sono solo un uomo, e non ho nessun potere se non quello della mia intelligenza. La mia intelligenza però mi dice che quello che sta succedendo è sbagliato, e continuerò a dirlo a chiunque voglia ascoltarmi.
Spero che venga presto il giorno in cui saremo liberi da confini e barriere e, ognuno con le proprie radici e cultura, ognuno con la propria lingua e tradizioni, potremo chiamarci tutti semplicemente Fratelli d'Europa.
La prego di esprimere la mia solidarietà assieme alla più sincera stima, al suo Paese e ai suoi connazionali, anche se sono solo un semplice cittadino.
Fraterni saluti



...e questa è la risposta dell'Ambasciata di Serbia a Roma:


Segreteria - Ambasciata della Repubblica di Serbia Roma [segreteria@ambroma.com]
giovedì 21/02/2008 16.23
ringraziamenti


Gentile .............

La ringraziamo a nome del popolo serbo per la solidarietà espressa e per il
Suo supporto morale in questo momento.

Cordialissimi saluti.


Ambasciata della Repubblica di Serbia a Roma

martedì 4 marzo 2008

WORKING CLASS HERO

Io lo andavo dicendo da dieci anni, insieme ad Amnesty International...finalmente l'anno scorso qualcuno ha preso posizione e anche se ancora non si muove nulla di concreto, si possono mandare aiuti umanitari. Il Darfur come l'Italia, come l'Europa, come il mondo...due secoli di conquiste di diritti civili mandate in malora grazie al qualunquismo dilagante e ai ben noti spauracchi da sfoggiare ad uso e consumo del sempre più ignorante uomo medio..bravi, bravi, continuiamo così. il 21° secolo si prospetta sfavillante di oro, auto di lusso, figa in tv e campionati calcistici entusiasmanti... poco importa se dietro c'è lo sfruttamento di mezzo mondo, massacri di civili e anestesia totale della coscienza collettiva.
Complimenti.